Stage sportivo a Bibione
Straordinari è dir poco. Mi riferisco ai giorni trascorsi a Bibione alla Beach volley school con la 3 B LSA e la collega di Scienze motorie Valentina Giroletti. Non è questo uno scritto che vuole dare enfasi a una “gita” o che intenda esprimere l’entusiasmo di giorni belli: consegno alla pagina una riflessione didattica, professionale, al termine di quasi una settimana in cui il mio sguardo di insegnante, vicina al termine del percorso di docenza, si è aperto a nuove, quotidiane scoperte.
Insegno Lettere e dunque ho con la classe una relazione che posso definire “tradizionale”, anche tenendo conto della disponibilità all’ascolto, delle costanti proposte extrascolastiche, delle sperimentazioni didattiche e di tutto quanto pare ed è disponibilità verso gli studenti nella trasmissione del sapere.
Un lavoro amato e anche di soddisfazione, di buona relazione e di buone ricadute. Capita che l’orario di lavoro si intersechi con quello di Scienze motorie e allora vedo gli studenti che rientrano dalla palestra stanchi, assetati, accaldati: subito un bel richiamo a “lavorare”, a fare “le cose serie”, come se quel “prima” fosse (ce lo siamo dette Valentina ed io in questi giorni) la “non materia”.
Bibione ha permesso di rimescolare le carte, di mettere me un po’ “fuori dalla porta” e di proporre la centralità di un punto di vista diverso dal mio. Così ho avuto la splendida opportunità di osservare e soprattutto di imparare.
Questa esperienza è stata straordinaria per i ragazzi e le ragazze, ma è stata una scuola ricchissima per me che ho scoperto un mondo a me vicino, di cui sapevo pochissimo o forse niente ed è un mondo di una ricchezza inimmaginabile, se non lo si sperimenta.
Le giornate erano tutte organizzate con attività sportive (beach volley, freesbee, piscina, palettoni, beach soccer, tiro con l’arco, zumba), intervallate da incontri teorici validi come PCTO e dai pasti. Pochi i momenti di riposo, ma il ritmo non era frenetico. Alla sera un breve intrattenimento e poi, tutti nelle proprie casette entro le 23.00.
Quanto sopra elencato prevedeva puntualità, organizzazione, collaborazione, energia, consapevolezza del gruppo, responsabilità personale.
Ho visto tutti esprimersi come non mi sarebbe stato possibile, se solo avessi continuato ad avere come mio punto di osservazione la cattedra. La gestione e la cura degli spazi, la definizione di volta in volta di squadre diverse, di ruoli, le dinamiche tra pari e con gli adulti, il confronto con gli altri, la competizione (sana, sana, sana), la gioia per la qualificazione – la squadra delle ragazze si è qualificata per la finale e ha perso solo incontrando le vincitrici del torneo-, l’accettazione della sconfitta, il gioco.
Ero la seconda accompagnatrice di una classe con la quale ho avuto una nuova opportunità di conoscenza, di cui ho scoperto nuovi e diversi talenti, risorse, espressioni.
Mi accorgo, scrivendo, di non avere parole adeguate per esprimere quanto sia costruttiva questa esperienza, quanto offra la possibilità di fare dei nostri giovani i protagonisti nella loro libertà espressiva, nella loro originalità espressiva. Ho imparato tanto da loro e ho imparato tantissimo da Valentina, nel suo proporsi agli studenti, nell’organizzazione delle attività, nella capacità di relazione, di insegnamento, di attenzione.
In tutto questo sono stati ineccepibili i nostri studenti e le nostre studentesse: rispettosi di sé, degli altri, degli ambienti, del cibo, delle cose.
Un’ultima considerazione sulla straordinaria organizzazione del luogo che, nella nostra settimana ha ospitato 1200 studenti da tutta Italia: non un intoppo, niente fuori controllo, tutto gestito impeccabilmente.
Al ritorno, con consapevolezza, posso affermare “ho imparato”.
Loretta Lo Giudice
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